LE LESIONI CAPSULO-LEGAMENTOSE DELLA TIBIO-TARSICA
Sono probabilmente i traumi da sport più diffusi sia a livello professionistico che amatoriale.
Sebbene i maggiori responsabili sembrino essere gli sport di squadra quali calcio, pallavolo, basket, football americano e rugby, in realtà nessuna disciplina sportiva ne è esente (atletica, scherma, ecc): paradossalmente ritroviamo degli episodi traumatici addirittura nel nuoto, con distorsioni subite dai nuotatori “a bordo vasca”.
Questi traumi sono soprattutto a carico del compartimento capsulo-legamentoso esterno (per conosciute ragioni anatomo-fisiologiche), di solito dopo aver eseguito un movimento forzato in varo-supinazione-flessione plantare (inversione) del piede.
E’ risaputo come il piede, per entrare in contatto e adattarsi alla superficie d’appoggio per permettere all’atleta di realizzare qualsiasi gesto sportivo, debba eseguire alternativamente dei movimenti complessi triplanari d’inversione ed eversione, movimenti possibili grazie alla particolare conformazione delle strutture anatomiche che lo compongono.
E’ per questo motivo che tutte le strutture podaliche devono essere in grado di poter variare il proprio assetto per poter “funzionare” in maniera ottimale, condizione possibile solamente se le varie componenti muscolo-scheletrico-articolari sono libere di muoversi.
L’evento traumatico produce al contrario una sofferenza di queste strutture, creando un’ipomobilità delle componenti articolari ossee e un’interruzione dei meccanismi recettoriali propriocettivi.
La “distorsione” di tali afferenze verso i centri superiori, che danno origine alla coscienza soggettiva della posizione spaziale statica e dinamica del piede, della gamba e del corpo nel suo insieme, associata all’ipomobilità articolare, crea una situazione di squilibrio che può portare, se il trauma non è trattato correttamente, a un fenomeno d’instabilità funzionale della caviglia, predisponendo l’atleta a possibili nuove recidive.
L’APPROCCIO OSTEOPATICO SI RENDE COSI’ NECESSARIO
L’osteopata, effettuando un’approfondita valutazione individua quali sono le strutture podaliche coinvolte nel trauma, ricercando proprio le articolazioni ipomobili responsabili del disequilibrio podalico. Altresì lo studio osteopatico non si limita a studiare solamente l’articolazione della caviglia.
Con tecniche specifiche osteopatiche poi si eliminano le disfunzioni e le tensioni osteo-mio-fasciali, mirando a ripristinare le ampiezze articolari opportune, permettendo al piede quei cambiamenti di assetto necessari per farlo adattare alla superficie d’appoggio, essendo così “pronto e funzionale” in ogni singola fase del gesto motorio.
In questo lavoro sono stati presi in considerazione venti casi di atleti di varie discipline che avevano seguito un classico iter riabilitativo a seguito di un trauma distorsivo alla tibio-tarsica i quali presentavano ancora sintomatologia come dolore, gonfiore, instabilità, difficoltà nell’eseguire in maniera ottimale il gesto atletico richiesto dopo il cosiddetto “ritorno in campo”.
Questi pazienti sono stati sottoposti a una valutazione e a un ciclo di trattamenti osteopatici, con tecniche specifiche strutturali, articolatorie e mio-fasciali.
Con la “liberazione” delle strutture podaliche si è ripristinato anche il “circuito propriocettivo informatore”, in modo tale da escludere input recettoriali scorretti e risposte motorie disarmoniche, che sono fattori (visti precedentemente), come l’ipomobilità, alla base di pericolose instabilità o del persistere di segni clinici propri di un’infiammazione cronica durante la pratica sportiva.
IL PIEDE COME “ORGANO DI MOTO”
E’ per tutti questi motivi che mi piace pensare al piede come un “organo di moto” perchè nel suo insieme e attraverso l’articolazione tibio-tarsica è un meraviglioso sistema (complesso) che deve fornire sia stabilità sia flessibilità.
Le funzioni di questo complesso sono:
– Fornire una base stabile per la stazione eretta;
– Fornire una leva rigida durante la fase di spinta;
– Assorbire le sollecitazioni;
– Adattarsi alle irregolarità del suolo;
– Convertire e adattarsi alle torsioni provenienti dall’arto inferiore e dal bacino;
Il piede, formato da 26 ossa, può essere suddiviso topograficamente e funzionalmente secondo varie modalità.
Personalmente lo suddivido in cinque grandi complessi articolari comprendendo anche strutture articolari lontane dalla regione podalica ma funzionalmente legate al piede stesso:
– Articolazione tibio-peroneale superiore e inferiore;
– Articolazione Tibio-tarsica (tibio-peroneo-astragalica);
– Retropiede (articolazione sottoastragalica);
– Mesopiede (interlinea di Chopart);
– Avampiede (interlinea di Lisfranc);
LA VALUTAZIONE OSTEOPATICA
Tutte queste regioni devono essere studiate con accurati test osteopatici. Sarà, infatti, fondamentale capire e apprezzare palpatoriamente a carico di quale articolazione sia presente una disfunzione osteopatica (che va normalizzata). Questa è valutata testando dinamicamente sia nei movimenti principali del piede nella sua globalità, sia a carico dei movimenti specifici di ogni articolazione podalica (movimenti accessori). Entrambe le situazioni possono essere implicate nella non armonica e bilanciata funzionalità del piede.
Nella valutazione osteopatica dovremo includere quindi un’attenta e approfondita analisi segmentaria-distrettuale della regione podalica, ma si deve prendere in considerazione allo stesso modo un’analisi posturale globale per escludere perturbazioni (sovraccarichi funzionali) cui può essere sottoposto il piede durante il gesto sportivo.
E’ per questo motivo che, a mio parere, dopo un evento traumatico alla tibio-tarsica si pone come necessario anche l’esame posturale globale (che non sarà descritto in questo lavoro) per valutare se determinati atteggiamenti posturali sono viziati dalla patologia o se invece derivano da scompensi statici non a carico del piede ma che potrebbero essere genesi di un cattivo assetto podalico. I due aspetti potrebbero anche convivere assieme.
Per esempio potremmo rilevare come una disfunzione sacro-iliaca porti il bacino in una situazione tale da essere compensata da una maggiore o minore rotazione interna/esterna dell’articolazione coxo-femorale che a sua volta influenza la rotazione interna/esterna della gamba e il valgismo fisiologico del ginocchio condizionando a sua volta l’assetto del retro piede e di seguito l’assetto di meso e avanpiede.
Dott. Falcone Gianluca
Osteopata D.O. M.ROI