LA STRUTTURA PODALICA COME “ORGANO DI SENSO”

Nella prima parte di questo articolo avevo focalizzato l’attenzione sul piede considerandolo un vero e proprio “organo di moto”. Proprio la capacità delle articolazioni podaliche di realizzare movimenti triplanari nello spazio, grazie alla particolare conformazione anatomica, consente al piede di entrare in contatto e adattarsi alla superficie d’appoggio, permettendo all’atleta di realizzare il gesto sportivo.
Il piede, parallelamente a un’estrema complessità dal punto di vista muscolo-legamentoso e osteoarticolare, presenta una complessità altrettanto elevata a livello delle strutture neurologiche centrali deputate all’elaborazione della sua motricità.
Ecco la qualifica, che mi permetto di dare alla struttura podalica, anche come “organo di senso”.

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IL SISTEMA DI CONTROLLO DELL’AMBIENTE E’ UN CIRCUITO STIMOLO-RISPOSTA

A livello neuro-muscolare ha il suo equivalente elementare nel “riflesso” ovvero nella trasformazione di un eccitamento in una risposta motoria.
In questi circuiti fluiscono segnali di feedback che, attimo per attimo, informano i centri segmentari delle condizioni ambientali in atto, ponendoli nella condizione di valutare l’eventuale differenza fra il comando di moto programmato e quello richiesto da uno specifico gesto motorio da parte dell’atleta e dal controllo delle forze ambientali in continua variazione.
Questi “avvisi” sono raccolti da recettori, strutture complesse atte a essere eccitate da uno stimolo specifico, che dà origine al processo d’informazione di appositi nuclei centrali cui i recettori sono connessi da neuroni sensitivi. Le informazioni non sempre arrivano a livello cosciente, ma spesso sono integrate a vari livelli, spinali e sottocorticali, determinando risposte riflesse.
Questi segnali pervengono al sistema nervoso centrale grazie a recettori situati su:P1

– Cute e tessuto sottocutaneo;
– Capsule articolari;
– Strutture legamentose;
– Tessuto fasciale;
– Muscolatura intrinseca;
– Muscolatura estrinseca;

 

Vista l’importanza del piede come porta d’ingresso degli stimoli ambientali e come base del meccanismo antigravitario, appare logico come si debba impostare il trattamento osteopatico in modo mirato.
Infatti, in occasione di una lesione traumatica della caviglia e/o del piede, esistono sempre importanti perturbazioni dei diversi elementi capsulo-legamentoso-tendinei e mio-osteo-fasciali delle articolazioni podaliche.
Alle lesioni iniziali si aggiunge spesso la formazione di tessuto aderenziale dovuto a fenomeni infiammatori e all’edema (accentuati proprio dall’immobilizzazione). Contratture antalgiche muscolari in una prima fase, seguite poi da un’ipotonotrofia muscolare associata a un certo grado di rigidità rifiniscono il quadro disfunzionale.

IL SISTEMA RECETTORIALE

P2Sempre a causa del trauma si ha inoltre un’importante compromissione dei propriocettori. Tutto ciò comporta il prodursi di errori nell’informazione trasmessa e quindi una risposta inadatta alla situazione.
In tale modo il movimento perderà la sua “funzione armonica” a seconda che l’informazione sia erronea, incompleta o tardiva.
L’approccio osteopatico agisce restituendo il giusto grado di articolarità a tutte le strutture, in modo da assicurare i movimenti fisiologici di tutte le articolazioni e quindi permettere i necessari cambiamenti di assetto podalici.
Liberare il piede dai vincoli osteo-muscolo-scheletrici comporta una parallela liberazione recettoriale, con il ripristino del circuito stimolo-risposta, aspetto fondamentale per far compiere al piede il proprio lavoro correttamente, durante l’esecuzione di un determinato gesto sportivo.
Essendo libero da vincoli articolari e avendo un circuito neurologico riflesso integro e funzionale il piede riesce così “inconsciamente” a seguire l’atleta nella sua performance sportiva.

 

Dott. Falcone Gianluca
Osteopata D.O. M.ROI